Romeo: Leonardo Di Caprio
Juliet: Claire Danes
Mercutio: Harold Perrinau
Friar Lawrence: Peter Postlethwaite
Tybalt: John Leguizamo
Nurse: Myriam Margolies
Lady Capulet: Diane Venora
Capulet: Paul Sorvino
Paris: Paul Rudd
Montague: Brian Dennehy
Regia: Baz Lurhman
Sceneggiatura: Craig Pierce
Fotografia: Donald Mc Alpine
Musiche: Nellee Hooper
Montaggio: Jill Bilcock
Produzione: Gabriella Martinelli/Fox
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Shax è la mia casa. Lo è sempre stata. Potrei raccontarvi il momento esatto in cui la porta si è aperta ed io sono entrata nel suo mondo di fiabeschi orrori, ma non sarebbe pertinente ora. Vi basti sapere, tuttavia, che nei momenti più terribili della mia esistenza, là dove nemmeno la fede o l'istinto di sopravvivenza riuscivano ad arrivare, i suo versi mi hanno tenuta viva. La precisa armonia delle sue parole hanno arginato la follia seguita alla morte di mio padre; la musica del suo verso, con il suo lento ondeggiare, ha calmato in me il panico di ritrovarmi sola al mondo dopo la morte di mia madre. La poesia è eterna, al contrario degli uomini - è davvero l'unica certezza che ho conservato. Viviamo in un mondo di incanti tecnologici, dove è possibile ricreare a suon di logaritmi una nave sepolta nelle profondità buie dell'oceano e ricavarci anche un buon profitto. In un mondo come questo che senso ha perseguire la bellezza delle parole? Come è possibile dare carne e sangue alle parole? Gli scettici di solito sono puniti in modo esemplare, ed io sono stata punita per aver dubitato. Voglio essere onesta con voi: mi è impossibile analizzare il film di Luhrman con la dovuta obiettività. Ci ho provato, ma il risultato era così inerte che ho preferito accantonarlo. Quindi ora sono qui per parlarvi di magia, di misteriose alchimie astrali, di un destino che ha riportato una donna adulta e senza più illusioni alla stupefatta meraviglia della sua adolescenza. Basta un battito di ali angeliche e, dopo venti minuti di rumore e furia, rimane un silenzio improvviso seguito da una musica ipnotica; una spiaggia al tramonto; una voce strascicata che pronuncia l'antico sortilegio degli opposti che si attraggono: amore ed odio, gioia e dolore, un tutto generato dal niente… Due occhi insolenti trafiggono lo schermo senza pudore, come in una sfida - per quanti di noi l'amore per Leonardo è iniziato con quello sguardo? E come è ingiusto che un attore che ha avuto il coraggio di schiaffeggiarci con quello sguardo debba poi passare alla storia per un bacio melenso, dato sulla finta prua di una nave virtuale, contro un cielo in cromakey… Ma parliamo di immagini. Parliamo di come sia stato possibile no, non integrare con le immagini l'antica poesia, ma quasi sostituire alle metafore fiammeggianti del linguaggio elisabettiano un nuovo codice visuale di impareggiabile intensità . Un fiume di fuoco e di acque profonde scorre per tutto il film: lacrime a torrenti, esplosioni di violenza, pioggia scrosciante, mare onnipresente a fare da coro, la limpida freschezza di una piscina in una notte d'estate, un acquario di pesci tropicali che separa ed unisce; fuochi d'artificio illuminano la notte della festa, migliaia di candele accolgono la disperazione finale di Romeo. In un film che è di per se stesso un ossimoro, ovvero un trionfo di opposti incatenati fra di loro, acqua e fuoco finiscono per unirsi in un abbraccio mortale - come la luce con il buio, e l'amore con la morte.
Cynthia Storari, webmaster dell'Angelo
cstorari@hotmail.com
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